Noia, amore e dubbi su Twitter

Che noia, che barba: ma davvero gli italiani non amano più Twitter?

Viviamo in un contesto di relazioni sempre più liquide (copyright Zygmunt Bauman) in cui anche i matrimoni tendono a eguagliare la durata media di una legislatura in Parlamento. Non stupisce dunque più di tanto che l’infatuazione degli italiani per Twitter sembri già essere arrivata al capolinea, archiviata come una Second Life qualunque.

Un articolo di Davide “Tagliaerbe” Pozzi di fine 2013 ci aveva già fatto capire quanto il social network più sintetico del West fosse numericamente quasi irrilevante nel Belpaese – la penetrazione ammonta appena al 5%, anche se lo spread con la Germania questa volta è a nostro favore – e l’età media degli utenti pari a 32 anni ci colloca ben al di sopra della media generale di 24.

Sono ormai lontani i tempi in cui il carisma del @sarofiorello nazionale, noto ai più come Rosario Fiorello, aveva trascinato gli italiani sull’onda dell’entusiasmo ad iscriversi in massa sul social, facendoci sentire tutti gggiovani capaci di restare al passo con le evoluzioni del Web 2.0.

Eppure no, io non ci sto a pensare che Twitter sia un “paese per vecchi”, la versione nerd della bocciofila e del punto croce (quello è Google Plus). Preferisco credere che il rapporto dei miei connazionali con Twitter sia soltanto entrato nella seconda delle tre fasi che caratterizzano l’evolversi delle relazioni amorose. E quali sarebbero queste fasi?

  1. Innamoramento: all’inizio vediamo il social tutto rosa, pardon, azzurro Twitter. Tutto ci appare nuovo e scintillante: scrivere in 140 caratteri è una sfida che ci stimola, ci sentiamo pronti a imparare lo slang locale fatto di retweet,  #FF, DM e compagnia. Quel che ci spinge è un sano entusiasmo, ci piace tutto al punto da voler sembrare migliori di ciò che siamo, con la conseguenza che la timeline si riempie a dismisura di contenuti che mai ci saremmo sognati di seguire prima.
  2. Crisi: quella in cui ci troviamo ora, e non parlo di quella economica. Ciò che fino ad ora ci piaceva comincia a sembrarci sciapo e insulso. I following che non ci seguono o non ci considerano sono deprimenti, non troviamo più nulla di interessante da scoprire, le sirene delle selfie sul rivale Facebook si fanno sempre più attraenti. È giunto il momento di dirsi addio?
  3. Amore maturo: crisi significa mettersi di fronte ad una scelta, e le scelte fanno crescere. Che cosa vogliamo veramente dalla nostra relazione con Twitter? Vogliamo usarlo per sviluppare e nutrire i nostri interessi, per fare networking, per cazzeggiare o… ? Una volta chiarito il mistero, abbiamo in mano la chiave per dirigere le nostre azioni verso l’obiettivo.

Si sa, di maturo in Italia c’è solo la frutta, i giovani sono bamboccioni e gli adulti peggio, e dunque aspirare a una relazione profonda resta probabilmente un’utopia. Eppure, anche se Twitter non arriverà mai ai numeri di Facebook, che invece ha davvero conquistato l’Italia con la sua facilità d’uso, e anche se va di moda scrivere che il suo tempo sta per scadere (un po’ come la SEO), qualcosa da offrire ce l’ha eccome, soprattutto per coloro che in amore badano meno alle apparenze e più alla sostanza.

 

Francesca Meloni

Dalla Sardegna a Berlino senza passare dal via, passo le giornate aprendo mille tab con la curiosità di voler sapere TUTTO quello che succede sul web. In via ufficiale mi occupo di online marketing, ma mi sento #socialcosa nel cuore, ed è quello che conta.

5 comments

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  1. Andrea Rossi 17 gennaio, 2014 at 11:04 Rispondi

    Questa è la fortuna di twitter: contenuti maturi.
    Prendiamo fb e qualunque altro social utilizzato anche da “giovani”: mediamente, ogni contenuto, è basato su pensieri profondi quanto una mattonella. Un continuo condividere di pensieri “grandi”, senza mai scrivere o produrne di propri; un continuo condividere per “avere più consensi”. Like, reshare su cosa? Su quali aspetti? Su contenuti REALMENTE interessanti?

    Facebook non è facile da usare, anzi: diviene sempre più complicato, ma lo si accetta “perchè ce l’hanno tutti”; come l’avvento dell’iphone, smartphone in questi anni: se non fosse una questione di moda di “appartenenza al branco che conta”, saremmo ancora qui con il 3310.

    Twitter, forse, ha trovato un tesoro in italia: solo utenti e non bambocci.

  2. My Social Web 18 gennaio, 2014 at 09:14 Rispondi

    Ti dico la verità: dal mio punto di vista vedo gli italiani più attenti all’uso di Twitter. Nel senso che Facebook sta diventando una sorta di piazzata marketing dove si entra solo per condividere link e sponsorizzare post, mentre Twitter è sempre il luogo preferito per le conversazioni e lo scambio di opinioni.

    A Twitter si affianca Google Plus che, senza dire niente di nuovo, vedo come punto di riferimento per lo sviluppo delle interazioni (e non solo). Google Plus è social ma molto altro ancora, Twitter è tanta buona conversazione, Facebook… bah, ultimamente non mi sta molto simpatico.

    • Francesca Meloni 20 gennaio, 2014 at 16:11 Rispondi

      Ciao Riccardo, innanzitutto ti ringrazio per aver lasciato la tua opinione. Il mio parere è un po’ diverso dal tuo per via della mia esperienza personale di expat: mettendo da parte il fatto che Twitter rimane al primo posto come mio social preferito, negli ultimi tempi i gruppi su FB mi stanno dando grandi soddisfazioni in termini di risorse e interazioni umane.

      Resta poi il fatto che ogni ecosistema social è filtrato dalla lente dei nostri contatti che lo costruiscono con i contenuti :) D’accordo con te su G+, anche se su questo post l’ho liquidato con una battuta. Scherzavo G+, scherzavo!

  3. Raffaele Pisani 27 marzo, 2014 at 17:34 Rispondi

    ITALIANI: CIO’ CHE HANNO E CIO’ CHE NON HANNO

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    Hanno avuto la fortuna di nascere nella nazione più bella
    del mondo; hanno un patrimonio archeologico di inestimabile valore; hanno
    tradizioni culturali di eccezionale rilevanza; hanno una storia ineguagliabile
    di eroi, letterati, santi, musicisti, inventori, scienziati e artisti; hanno
    città, borghi, paesaggi, montagne, vulcani, spiagge, coste e panorami da incanto.
    Ma nel cuore non hanno consapevolezza di
    tanta fortuna, né hanno alcuna bellezza, né grande né piccola. I loro cuori
    sono facili prede del dio denaro, dell’ingordigia, dell’ignoranza, della pazza
    corsa per accaparrarsi un poco di potere unicamente per il proprio tornaconto.
    Ed ecco la “Città della scienza” che brucia; Pompei che crolla e ladri che si
    fregano gli affreschi; palazzinari che sghignazzano pregustando gli affari che
    faranno mentre oltre trecento morti giacciono sotto le macerie del terremoto
    che ha distrutto l’Aquila; chirurghi che operano persone sane per incassare
    maggiori rimborsi dalle ASL; malavitosi senza scrupoli e senza Dio che
    trasformano la “Campania Felix” nelle “terre dei fuochi”; imprenditori che
    inquinano e controllori “pagati” per “non vedere”; politici corrotti che usano
    i soldi pubblici per gli sfizi propri e della loro cricca. E’ ovvio che non si
    fa di tutta l’erba un fascio, ce ne sono persone che hanno nel cuore e
    nell’anima la voglia di un nuovo rinascimento. Però, purtroppo, quella parte di
    umanità perversa e scellerata è ancora vincente, a dispetto di una maggioranza
    che ha nel cuore “la grande bellezza” ma, purtroppo, non ha “i muscoli” per
    sconfiggere l’infame nemico. Finirà questa maledizione? Voglio ancora crederci!
    Raffaele Pisani, poeta e napoletano a Catania

    http://www.raffaelepisani.it

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